Nel 2010 ho seguito un corso online di Susannah Conway, Unravelling. Il corso non esiste più, ma Susannah mi ha introdotta al mondo della “Parola dell’anno”. Una parola che fa da guida alla tua vita per l’anno a venire. Per qualche anno ho seguito questa pratica poi siccome sono incostante, l’ho abbandonata.
Il 2020 è stato un anno di grande riflessione (ma dai?) e sono tornata da Susannah. Da qualche anno ormai, offre gratuitamente un pdf gratuito dal titolo “Unravel your year” pieno di spunti di riflessione per rivedere l’anno passato e prepararsi a quello venturo. Tra le varie cose si cerca la parola dell’anno o le parole dell’anno, una principale e le altre di supporto.
Le mie parole per l’anno 2021
Intenzionale, supportata da paletti e gioco.
Siamo quasi alla fine di febbraio e devo dire che mi sento perfettamente allineata con questa scelta. La Treccani mi aiuta.
intenzionale agg. [der. di intenzione]. – Fatto o detto con intenzione, cioè consapevolmente e con deliberato proposito.
Quante volte ho fatto cose senza riflettere a fondo sul perché? O mi sono lasciata trascinare dagli eventi senza opporre resistenza? Oppure ho detto o non detto cose perché non ho avuto voglia o tempo di prendermi tempo per raggiungere la consapevolezza? Troppe. Quindi si cambia.
palétto s. m. [dim. di palo] In senso fig., per calco del fr. jalonner, poser o planter des jalons, l’espressione piantare o fissare dei p. è talora usata con i sign. di «fissare i punti fondamentali, delimitare il campo per dirigere un orientamento, per dare un indirizzo», e sim.; anche, ma erroneamente, con il sign. di «mettere degli ostacoli, creare un impedimento».
I paletti sono figli dell’intenzionalità e la descrizione dei boundaries di Brené Brown mi ha fatto abbracciare in pieno questa parola.
Sono i paletti tra pubblico e privato, tra lavoro e vita (me lo dice Barbara da anni, ma io sono un diesel, ci metto un po’). Sono i paletti che voglio mettere intorno a me per difendere il mio spazio, la mia attenzione e le mie energie da attività e persone che non sono più “giuste” per la mia vita. Spesso si tratta di una sensazione di pancia che, finalmente, ho imparato a non sottovalutare.
giòco (letter. giuòco) s. m. [lat. iŏcus «scherzo, burla», poi «gioco»] (pl. –chi). – 1.a.Qualsiasi attività liberamente scelta a cui si dedichino, singolarmente o in gruppo, bambini o adulti senza altri fini immediati che la ricreazione e lo svago, sviluppando ed esercitando nello stesso tempo capacità fisiche, manuali e intellettive.
Sono stata una creativa per svago per tutta la vita. Da bambina e ragazza, ho giocato sempre tanto. Ho scritto racconti e diari, fatto a mano biglietti di auguri, disegnato le mie storie preferite. Tra i venti e i trent’anni ho frequentato corsi di disegno, pittura, grafica. Poi un po’ prima dei trenta anni ho smesso. Sono diventa una Lavoratrice con la L maiuscola mi raccomando. La mia vita si è fusa con il lavoro e quest’ultimo ha prevaricato sul resto. Ho regalato tutti i miei materiali e mi sono dedicata alla carriera.
C’è voluta una pandemia per ritrovare la Francesca che gioca. Ma ora si fa sentire forte, anche sul lavoro, dove propongo ai membri del mio team attività ludiche all’inizio delle nostre riunioni settimanali.
Le mie parole dell’anno e i miei diari
A gennaio mi sono iscritta a un altro corso di Susannah, Journal Your Life. Si parla di come usare i diari per documentare, organizzare, sognare la propria vita. Non è un corso di art journaling, se uno vuole usare solo carta e penna e scrivere, scrivere, scrivere va benissimo. Ma il corso mi ha ricordato quanto mi piace giocare con i colori e quindi via di washi tape, pennarelli e adesivi.
Ci ho messo un po’ a ingranare ma al momento tengo giornalmente tre diari che mi stanno dando grandi soddisfazioni:
- Five Minute Journal, mattina e sera. Ho coperto di adesivi le sezioni “Daily affirmations, I am…” – non mi serve – e “How could I have made today even better” – mi mette ansia.
- 365 writing prompts che riporto sulla agenda trecentosessantacinque di 2021 di Zelda. Io li ho trasformati in brevi paragrafi o haiku per ridere o frasi di canzoni. Su questa tengo anche nota di altre cose tipo libri che voglio leggere, revisione del mese, obiettivi post-pandemici. Ho personalizzato alcune sezioni: i conti del mese sono diventati una lista di cose che ho letto, ascoltato, fatto nel mese. La colonna cose da fare la uso per giocate con adesivi e colori, ecc…
- Il mio diario. Era iniziato come Bullet Journal e poi abbandonato per un po’. Ora è diventato il mio diario dove scrivo di tutto un po’. Il corso di Susannah mi ha fatto capire che è il mio diario e Brené (Sempre lei) mi ha convinta ad abbandonare il perfezionismo una volta per tutte. Quindi ruota libera, errori, cancellature e via dicendo.
E siccome non voglio smettere di giocare, per marzo mi sono iscritta al corso Daily Guidance e mi sono comprata due mazzi di carte molto colorati e divertenti. Non sono una persona spirituale, quindi affronto il percorso per stimolare la mia creatività e giocosità.
Ri-centrarmi tutti i giorni
Questi corsi, così come un paio di altri che sto seguendo, sono in linea con tutte le mie parole e mi stanno aiutando a rimanere centrata ogni giorno.
Quando il calendario si riempie troppo è perché non sono stata abbastanza intenzionale nel mettere paletti. Quindi con gentilezza e onestà, scrivo alle persone per spostare chiamate e diluire i miei impegni.
Alle 18 stacco e gioco con i colori o con la lana. Una volta alla settimana lavoro anche dopo cena per il 40% del web e una volta alla settimana seguo un corso di Francesca Parviero che -ma guarda un po’ – parla molto di queste tre cose, a volte con altri nomi, ma i concetti sono quelli.
Nei weekend non lavoro. Mai. Magari faccio lavori in casa – tipo meal prepping e batch cooking che aiutano con intenzionalità e paletti, ma non apro il computer di lavoro. Ho anche deciso per il 2021 di non parlare a conferenze nei weekend (se invece mi volete come relatrice in settimana, fatemi sapere!).
E via così. Sono tutte scelte giuste? Forse no, ma sono intenzionali e tanto mi basta.