Semplificare, rallentare, specializzarsi

Negli ultimi mesi ho semplificato tutto quello che potevo. Ho iniziato a scrivere di cosa e come volevo semplificare a fine del 2016 e ora inizio a trarre le prime conclusioni e a vedere i frutti di questo processo.

Quando voglio chiarirmi le idee davvero, lo faccio a alta voce, scrivendo qui o su C+B. Lo so, lo so, dovrei scrivere di cose che poi mi fanno portare a casa nuovi clienti, ma… chepppalle! Il blog è mio e me lo gestisco io 😎  Ecco quindi un altro capitolo della saga semplificare: differenziare, velocizzare e pianificare mi hanno portata a rallentare e infine a riemergere dal letargo invernale 🐻.

Dal 2011 non mi sono fermata un granché. A gennaio mi sono presa ben nove giorni consecutivi di pausa: tutta ringalluzzita, mi preparavo ad affrontare il semestre più produttivo di sempre, quando la vita ha deciso che aveva altri piani per me. Tutto risolvibile e niente di grave (mia mamma ha subito un intervento al ginocchio), ma per farla breve, stop forzato di due mesi.
E non che non abbia lavorato, anzi! Semplicemente per due mesi non ho potuto creare nuovo business, solo occuparmi (poco peraltro) dell’esistente. Poi però i mesi di limbo sono diventati quattro perché nel mezzo si sono infilati problemi di salute miei, viaggi, ecc…

Questa settimana compio 43 anni e nonostante io mi riprometta sempre di non cadere della trappola del “Oh, è il mio compleanno, dovrei proprio riflettere sulla vita“, ci casco tutti i maldetti anni.

E torno sempre lì: semplificare, semplificare, semplificare.

Due dei miei peggiori difetti sono l’impazienza e l’entusiasmo: l’entusiasmo se non è supportato dal realismo, dalle energie, da una agenda sensata, da un piano a medio termine, fa solo danni. Continuo a pensare che sia un ingrediente fondamentale per farcela, ma che deve essere gestito con intelligenza e deve stare all’interno a un progetto ampio, se no è solo un altro modo per bruciare la candela troppo in fretta. Impazienza e entusiasmo combinate poi sono letali, perché portano a vivere costantemente nel “Dobbiamo farlo ora e dobbiamo farlo bene”, di qualsiasi cosa si tratti.

Nel corso di questi sei anni ho iniziato mille cose, ne ho portate avanti tantissime e ne ho mollate a metà altrettante: quelle che ho mollato però sono sempre state rimpiazzate da altre magnifiche idee, o almeno cose che sul momento mi sembravano magnifiche e poi in alcuni casi mi sarei martellata i mignoli pur di non portarle avanti.

Quando il dolore fisico legato alla stanchezza cronica ti fa pensare che davvero, una martellata sulle dita sarebbe meno dolorosa, sai che hai un problema. Puoi anche decidere di non fare nulla per un po’, ma prima o poi dovrai fare i conti con la situazione. E quindi? Semplificare, semplificare, semplificare 😃.

Ma anche rallentare. Se ci si concentra su una sola cosa e poi però si continua a fare troppo di quella cosa lì, siamo fermi allo stesso palo. Come se ne esce? Facendo i conti, ça va sans dire. Cosa ce ne frega di fatturare 100, se poi per mantenere questa cosa dobbiamo lavorare 80 ore alla settimana e quindi di fatto pagarci il minimo sindacale?

L’obiettivo non è il fatturato, ma il ricavo

E come si alza il ricavo? In un tot di modi, qui scrivo i tre più evidenti:

  1. Aumentando i prezzi
  2. Diminuendo le spese
  3. Aumentando la capacità produttiva

Ora, io non credo nell’aumento dei prezzi selvaggio e legato solo a questioni di percezione del brand: se anche il mercato dice che un prodotto che vale 10 può essere venduto a 1.000, beh, sta comunque a noi decidere.

Credo invece molto nella diminuzione delle spese: quasi tutti i liberi professionisti passano un periodo in cui sono attratti dai cosiddetti shiny objects. Corsi, libri, consulenze, gadget, ecc… Alzi la mano chi non ha almeno tre ebook che promettevano di farci diventare dei maghi di un argomento X e che giacciono al 5% nel Kindle 😉.

Più di tutto, credo che ci si debba specializzare anche per velocizzarsi e aumentare la capacità produttiva. Come dico sempre, diversificare non vuole dire fare tutto, per me vuol dire soprattutto trovare modi diversi di distribuire la propria competenza. Al singolare.

2 comments

  1. Ciao Francesca, io di anni ne ho quasi 35, ma per fortuna questa cosa l’ho capita in fretta. 3 anni fa per la precisione, esattamente dopo 3 anni di libera professione. Ora sono ancora qui più Zen che mai… e oltre a parlar bene di te alle miei clienti (da quando ti ho incontrata sul web), ricordo di congratularmi anche con me (ogni tanto) per aver intrapreso la strada giusta fin dall’inizio. In equilibrio, in armonia, in lentezza. Complimenti per il post, #Alicemente

  2. Ciao Francesca, io ho 32 anni, sono giornalista ma negli ultimi anni ho dovuto cambiare lavoro più volte per questioni famigliari (bimbo piccolo e pochi aiuti). Non ho mai voluto fare un lavoro facile o scontato perché volevo essere fiera di me stessa, professionalmente parlando, non minteressava solo lo stipendio (per quanto sia importante) per questo motivo ho dovuto ripartire da zero 3 volte negli ultimi 5 anni ed imparare tanto. La mia fortuna e che non ho paura di dover imparare o di dovermi impegnare ma vedo anche che la specializzazione ad oggi non è semplice. Soprattutto per noi, non giovanissimi.
    Sono felice di averti letta, mi è molto piaciuta la tua idea /obiettivo di voler SEMPLIFICARE. Mi ha fatto riflettere su quanto delle volte io complico da sola la mia vita e i miei pensieri. Dovrebbe essere tutto molto più facile.
    Grazie ancora.

    Sara di biglietti da visita professionali

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