I conti ovvero la cosa che spaventa tutti quelli che nella vita non fanno i contabili o i direttori finanziari o i commercialisti insomma. Invece secondo me si possono guardare anche con tranquillità e possono diventare fonte di soddisfazione: ecco come.
Qui è dove il business plan di un freelance e di un libero professionista differisce e di molto da quello di una micro-impresa con sede, magazzino, dipendenti (anche solo 1). In questa sezione del business plan dovrebbero essere inserite una serie di voci che molto probabilmente se siete homeworker con una partita iva individuale non vi riguardano. Le vediamo comunque perché dobbiamo abituarci a pensare da Amministratore Delegato e non da freelance libero battitore.
- Previsione dei costi fissi e variabili
Conoscete tutti i costi della vostra attività? Tirate giù l’estratto conto di banca, carta di credito, paypal: inserite anche le cose che al commercialista non avete passato, sono comunque costi, no? Ci sono costi ricorrenti e non legati al fatturato (es. affitto ufficio) e costi legati alla produzione (materie prime o investimenti propri di ogni servizio)? Divideteli, ma segnateli tutti. - Previsione dei ricavi
Fate una previsione di quanto potete fatturare: riprendete in mano il profilo del cliente, pensate ai suoi bisogni e alle soluzioni che potete proporgli e poi mettete su carta quanti soldi possono entrare da ogni servizio, tenendo presente la vostra capacità produttiva. Ci saranno servizi ripetibili in cui il vostro intervento è minimo (es. passive income proveniente dalla scrittura di un e-book o dalla creazione di un e-course) e altri in cui sarete coinvolto in ogni aspetto: il segreto sta nel dosare questi servizi nel corso dei mesi in modo da ottimizzare il profitto e minimizzare il burn-out 🙂 - Margine di contribuzione e fatturato di pareggio
Dove contribuzione non è riferito ai contributi e tasse ma è il margine che resta tolti i costi del prodotto dal prezzo di vendita del prodotto stesso. Per cui se vendete a 100 e il costo del prodotto è 50 il margine è 50%. Da qui dovrete ancora togliere i costi fissi, ovvero quelli non legati alla produzione (e per produzione intendo anche di servizi, ad esempio per il mio corso sul BP ho dei costi fissi che sono della mia attività, indipendentemente dal corso, e dei costi variabili che sono propri del corso – catering, trasporti, materiale, Facebook Ads…). - Investimenti e fabbisogno finanziario
Investimenti e finanziamenti. Sul primo siamo tutti d’accordo: you gotta spend money to make money. Ognuno di noi per iniziare la propria attività ha fatto degli investimenti: a seconda del regime fiscale, gli acquisti di beni strumentali possono essere scaricati, messi in ammortamento e altre diavolerie… ecco qui è dove DOVETE consultare un commercialista. DOVETE. Sul fabbisogno finanziario invece vi invito a ricontrollare i punti 1-2-3: sono di parte, ma sono convinta che ricorrere a finanziamenti per mandare avanti una attività con un piccolo fatturato (30-60mila euro) sia il modo più diretto per indebitarsi fino al collo. Le uniche amiche che conoscono che sono ricorse a finanziamenti e linee di credito in banca sono pentite e pagano rate di rimborso a distanza di anni dalla chiusura dell’attività. In questo sono formichina: accantono e quando ho soldi investo nel prossimo step. - Analisi equilibrio economico-finanziario
Questo è davvero un po’ difficile da spiegare in parole semplici e non tecniche: però in linea di massima diciamo che deve esserci equilibrio tra fatturato, incassi, costi, investimenti e finanziamenti. Se in un mese avete costi per 100, ma fatturate 10 e incassate 5, siete nei guai insomma. Se succede una tantum non è un problema, se succede per due-tre mesi di seguito è il caso di analizzare con attenzione tutte le voci e fare una previsione di qualche mese di spending review (anche detto tirare la cinghia). Questo tema secondo me è molto avvincente (davvero!): se volete approfondire, ma non troppo, potete leggere l’estratto delle prime pagine di questo libro, in cui in parole semplici viene spiegato cos’è l’equilibrio finanziario, cos’è l’equilibrio economico e come si raggiungono.
Molto bene, ora fate quello che serve davvero a voi:
- Segnate tutti i costi della famiglia, tutti! Segnate quali entrate fisse ci sono (stipendi, assegni famigliari, eredità dello zio d’America). In base a questo, decidete quale deve essere il vostro stipendio mensile per contribuire alla famiglia;
- segnate tutti i costi della vostra attività, anche quelli che al commercialista non avete dato: avete presente quell’e-book su come diventare il blogger del secolo? Anche quello è un costo…
- aiutandovi con i modelli proposti da Alessandra e Barbara, trovate quanto dovete fatturare e il vostro costo orario;
- decidete politiche di prezzo e fate il listino prezzi;
- controllate mensilmente entrate ed uscite e correggete il tiro appena vedete che ci sono scostamenti.
Meno paura?