Che poi saremmo noi “l’imprenditore”, non importa la dimensione del business.
Magari non lo siamo oggi, ma conviene iniziare a pensare come tali e uscire dalla mentalità del freelance “lavoro = fatturo”.
La differenza tra freelance e imprenditore l’ha spiegata Seth Godin nel lontano 2008:
A freelancer is someone who gets paid for her work. Entrepreneurs use money (preferably someone else’s money) to build a business bigger than themselves. Entrepreneurs make money when they sleep.
In pratica il freelance fattura solo se lavora, l’imprenditore anche quando dorme: semplificazione estrema certo, ma quello che mi piace di questa definizione, e dell’articolo da cui l’ho presa, è che invita anche noi piccoli freelance a riflettere su un modello di business più proficuo del “sto al computer 12 ore al giorno”. Ma sto uscendo fuori tema, torniamo all’imprenditore.
Dopo l’Executive Summary si apre la Sezione Descrittiva e il primo capitolo è la descrizione della figura dell’imprenditore: quindi chi siete voi.
È una delle cose più difficili del Business Plan perché se ancora non lo avete ben chiaro, qui probabilmente verranno fuori mille dubbi. E se anche lo avete chiaro, questo sarà il momento in cui le certezze potrebbero vacillare.
Intanto togliamoci il dubbio: dire chi siamo non vuole assolutamente dire “Sono Ciccio Baciccio”, ma significa dire “Chi sono io in questa veste professionale che to analizzando e quali talenti e conoscenze possiedo che possono aiutare il mio cliente”.
Su questo capitolo dovrete tornare dopo aver analizzato anche il mercato e il cliente, ma intanto prendete carta e penna e iniziate a chiederti:
- cosa vi piace fare? Come si possono inserire le proprie passioni nella lavoro anche se al primo sguardo sembrano non avere nulla a che fare con la vostra attività professionale? Io ad esempio sono una fan di serie tv americane e film molto pop e li infilo ovunque come esempio;
- cosa sapete fare? Come le vostre competenze possono essere spese nella vostra professione? Anche qui può essere che inizialmente il nesso non sia evidente al 100%, per questo si continua a scavare e cercare collegamenti;
- quali sono i vostri valori? Ne potete indicare uno che è il filo conduttore del modo in cui mandate avanti la vostra attività? Per me è l’empatia: chi si affida a me viene ascoltato, capito e accompagnato nel “percorso nascita bit”;
- come potete aiutare il resto del mondo? Cosa potete lasciare in eredità all’umanità? Ci sono migliaia di persone che fanno il vostro lavoro: perché voi lo fate? Questo è un punto di svolta della questione, vi avverto: il motivo per cui fate proprio quello che fate vi distingue dagli altri che hanno un’attività simile alla vostra;
- alla fine, ma proprio alla fine, quali sono le vostre certificazioni? A meno che voi non siate un neurochirurgo, un commercialista o un avvocato, vi consiglio di non perdere tempo ad inserire informazioni inutili come “Master in una supercazzola qualunque che andava di moda negli anni in cui hai fatto l’Università”: se non è obbligatorio avere quel Master per mandare avanti la vostra attività evitate di ricordarlo nella vostra presentazione.
Quello che inserite in questa sezione informa tutto il resto del Business Plan, sulla carta, e del vostro business nella vita reale, quindi ora rileggete tutto quello che avete buttato giù, cercate temi ricorrenti e ricopiate in bella il sunto: poi la prossima settimana ci aggiungete anche le cose che capirete sul vostro cliente e bingo! Ecco il primo capitolo del vostro Business Plan.