Freelance e supercazzola

Supercazzola edizione freelance

Il 99% del mio calendario editoriale è fatto di articoli pratici, che siano utili a chi passa di qui.
Oggi ho voglia di fare un po’ una riflessione sulla vita da freelance e su quello che l’internet (me compresa a volte) ci fa credere che dobbiamo fare.

Paul Jarvis qualche mese fa ha scritto un articolo che mi piace rileggere quando sono un po’ giù di morale: You are not a large corporation, il manifesto del freelance badass.

Oggi sono qui che offro un corso sul business plan, molte persone che conosco si occupano di marketing, social media, copywriting, blogging, ecc… Tutte cose che servono tantissimo per avere un’attività fiorente e per migliorare il proprio posizionamento.

Ma che, detto tra noi, non sono fondamentali per metterti in proprio.

Tutti quelli che diventano freelance vengono assaliti da un’ansia di prestazione pazzesca:

  • devo fare il sito in WordPress
  • devo capire come funziona WordPress
  • devo scrivere una mission pazzesca
  • devo farmi fare una foto di profilo che allo stesso tempo mi faccia apparire come un professionista, ma che anche dica qualcosa di me come persona, seria e quirky.
  • devo curare il mio personal branding e la mia immagine
  • devo scegliere i canali social giusti
  • devo scrivere un blog per stabilire la mia expertise
  • devo andare alle conferenze e ai camp
  • devo riuscire a parlare alle conferenze e ai camp
  • devo essere retweettato da un influncer
  • devo prima capire cos’è un influencer
  • devo fare networking
  • devo capire qual è il mio business model
  • devo fare il business plan
  • devo fare il business model canvas
  • devo avere un feed di Twitter arguto come pochi
  • devo scrivere la sales page definitiva
  • devo occuparmi della SEO
  • devo capire come funziona Google+
  • devo aprire una pagina Facebook
  • devo capire come funzioa l’algortimo di Facebook
  • devo spendere soldi in ad di Facebook
  • devo mettere AdSense e capire come crearmi uno smart passive income

SO
MUCH
PRESSURE

Ultimamente mi è capitato di lavorare con due donne che hanno superato i 40, due grandi professioniste che lavorano da 20 anni con successo e che solo ora, nel 2014, hanno deciso di fare un sito e investire nella propria presenza online.

Tre anni fa dicevo a tutti, indistintamente, che dovevano fare tutto quello che ho scritto nella lista che vedete sopra per avere successo (E qui vorrei fare anche una riflessione su cos’è il successo davvero, ma me la tengo per un’altra volta…).

Oggi dico: partite da una cosa qualsiasi ma partite, anche in modo maldestro.

Non importa se il sito lo fate con WordPress, Weebly, Squarespace o altro. A dirla tutta, a seconda del mestiere che fate, da quanto lo fate, dalle reputazione che avete nel vostro settore, ecc… potrebbe anche non servirvi un sito particolarmente complesso. Magari vi basta un profilo LinkedIn fatto come si deve.

Non importa neanche che vi occupiate in modo strategico del vostro personal branding o del social media marketing fin dall’inizio: quando poi il vostro nome inizia a circolare, allora alzate un po’ il tono e metteteci un po’ di impegno e/o soldi.

Io sono ossessionata dal business plan perché per me è stato fondamentale per dare una svolta alla mia attività, ma le clienti di cui vi parlavo sopra non lo hanno mai fatto in vita loro e guadagnano il triplo di quello che guadagno io. Scrivete costi e ricavi per verificare che siete in attivo e tanto basta? Respect!

Non chiedetevi cosa il business plan, il marketing, il personal branding, la presenza online, twitter e tutte le supercazzole di cui sopra possono fare per voi e il vostro business. Chiedetevi cosa potete fare voi OGGI per il vostro business e iniziate da lì.

Poi farete tutto il resto, non più di una cosa per volta e godendovi il fatto che siete voi i signori e padroni della vostra attività: se decidete di fare il sito con Winx, metterci i gattini e comunque ci campate, chi sono io per dirvi di passare a WordPress e usare Museo Slab?

In bocca al lupo, cari freelance con l’ansia da prestazione.

15 comments

  1. Brava! Pienamente d’accordo: a volte ci si dimentica che l’obiettivo non è il marketing di se stessi e della propria professione, ma è uno strumento.
    Ma credo sia fisiologico ( forse soprattutto all’inizio della carriera ) temere di non fare mai abbastanza quando si è lavoratori autonomi e il senso di responsabilità è alto.
    C’è anche il rischio che il social marketing diventi una schiavitù, soprattutto quando si ha molto lavoro e si inizia ad avere la sensazione di “acqua alla gola”.
    Ovviamente, come dicevamo tempo fa, esistono anche gli assistenti e i collaboratori da assumere con l’aumento del lavoro…ma questo è un altro discorso.

    1. Temo sia fisiologico sentire di non fare mai abbastanza in tutte le fasi della propria carriera, ma all’inizio può essere davvero paralizzante, quindi diffondiamo la voce 😉

  2. devo farmi fare una foto di profilo che allo stesso tempo mi faccia apparire come un professionista, ma che anche dica qualcosa di me come persona, seria e quirky.

    Ah! Ah! Rotolo.

    In questi giorni, continuo a sentire parlare dell’importanza del sito per la mia attività e di come deve essere fatto. Da grafica e web designer ci si aspetta che il sito me lo disegni e sviluppi dalla A alla Z, ma poi non ho mai tempo da metterci e uso un tema WP (gratuito per lo più!) giusto giusto un po’ customizzato.
    Leggere che c’è gente che il sito non ce l’ha o ce l’ha fatto in qualche modo che comunque lavora… non ha prezzo!

    Disegnerò il mio sito, col tempo che mi serve. Se intanto continuo a lavorare ugualmente, tanto meglio 🙂

    Dicevo?
    Sì, devo.
    Posso evitare gli altri 36 punti (o quasi) della tua lista, ma la foto devo farmela fare.

  3. orpa peppa, adesso me lo stampo e me lo incornicio! Non riuscendo a fare molte cose contemporaneamente, sono costretta dai miei limiti obiettivi a farne solo un paio per volta, ma col senso di colpa sempre presente a ricordarmi che ne sto tralasciando altre millantamila di importantissime. Tu con questo post metti a tacere il mio senso di colpa rognolo e fetido. Olè!

  4. 😀 Io il sito l’ho fatto con Wix (le Winx le lascio a mia figlia – bleah-). Tre mesi dopo volevo già rifarlo tutto, e ora che è passato un anno non lo posso più vedere (infatti non lo guardo neanche più e lo aggiorno solo quando proprio devo)… Il punto è che non ho tempo: sono da sola e devo fare tutto. Come dici tu: una cosa alla volta! Se nel frattempo si riuscisse a campare…

    1. Laurence a me piace il tuo sito! Vuoi forse paragonarlo al mio blog dove non ho manco una foto decente?
      🙂

      Comunque appena mi diplomo in counseling e decido di lanciarmi veramente ti chiamerò, Francesca! Sappilo 🙂

    2. Aha, non mi ero accorta di aver scritto Winx invece di Wix, ma lo lascio perche’ e’ troppo carino. Vedi, mica ho tempo di imparare anche i nomi delle altre piattaforme 😉

    1. A me la paura non paralizza: e’ quando mi fermo a riflettere troppo che sento un po’ il terreno cedere… Ma noi ormai ci siamo buttate, no, darling?

  5. Grazie Francesca, corrispondo in pieno a un frullato di tutto quello che hai scritto.
    E per di più io di anni ne ho quasi 50 e la mia vita fa freelance è cominciata solo da 6 mesi…
    quindi, come ti dicevo, grazie: mi hai tolto uno strato di ansia.

  6. Ciao Francesca, grazie per questo articolo perchè proprio in questo periodo sono appunto “in ansia”.
    Mi sto accingendo a diventare una freelance a causa della scarsa soddisfazione che mi da il mio lavoro (contratto a tempo indeterminato…sono pazza? forse si).
    Vorrei lavorare come recensionista di libri o lettore professionista ma gli unici annunci che ho trovato pare propongano simpatiche collaborazioni di volontariato. I siti dove invece pare si guadagni (Ciao, Adsense etc) presentano più difficoltà di un trattato. Come mi consigli di muovermi? ho già un blog su wordpress da quasi un anno…anche se, proprio a causa del mio lavoro, spesso lo trascuro 🙁
    Ti ringrazio ancora e in bocca al lupo a tutti.

  7. Grazie…non c’è molto altro da dire. Sto leggendo il tuo libro “Chi ha paura del Business Plan”, perché a me di paura ne faceva parecchia, e sto leggendo anche i tuoi articoli sul biz. Sì, è paralizzante essere all’inizio e credere di dover partire con tutto apposto. E ci si sente degli sfigati totali, come se “il Pantheon” dei freelance fighi si fosse fatto in una notte sola, mentre io sto delirando tra fogli, foglietti, domande ossessive, mission ecc ecc.
    Ci voleva proprio questa pacchetta sulla spalla!

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